Questa settimana, in edicola con Starbene l'intervista al Prof. Tremolada sull'intervento di mastopessi: un'operazione che, oltre a un miglioramento a livello estetico, può avere un impatto estremamente positivo a livello psicologico. Di seguito la storia di Anna, raccontata sulla rivista Starbene da Mathilde Bonetti.
Anna era dimagrita moltissimo a 18 anni e la dieta le aveva lasciato un décolleté vuoto, cadente. Poi la decisione di cambiare di nuovo quel corpo, che non le era mai piaciuto davvero fino in fondo.
Mi chiamo Anna e ho 45 anni. Il seno è sempre stato il mio problema. Era vuoto, cadente e senza consistenza. Come quello di una vecchia. Ed era in questa situazione da quando avevo vent'anni, quindi non aveva nulla a che fare con l'età. Da adolescente ero in forte sovrappeso: 85 chili su un'altezza di 170 centimetri. Poi, dopo l'esame di maturità, ho deciso che sarei diventata una ragazza da copertina. Era la mia scommessa con me stessa per il futuro. E sì, ce l'ho fatta. Sono uno di quei casi di prima e dopo miracolosi: ho perso 35 chili ricostruendomi ogni singolo muscolo con un maniacale lavoro da body builder in palestra. Ci sono voluti diversi anni, ma sono diventata un'altra. Infatti ora sfilo e poso come modella per alcuni cataloghi. Ma il seno… beh, con il seno non sono stata fortunata come con il resto del corpo. La scommessa era persa in partenza: non c'è bisogno di una grande immaginazione per capire quali conseguenze comporta passare da una settima a una terza, su una pelle che si era smagliata irreparabilmente quando ero ingrassata.
Evitavo di guardarmi
Vestita e con il reggiseno giusto, sapevo di avere un fisico invidiabile, ma quando mi spogliavo… mi vergognavo. Anche quando mi capitava di vedermi allo specchio – per sbaglio, perché in genere evitavo di guardarmi – sentivo il bisogno istintivo di coprirmi, di chiudere le spalle, di nascondermi dietro le mani. Il seno mi arrivava sotto il costato, i capezzoli verso il basso. Come se non bastasse, la pelle era appunto raggrinzita e lassa. In più, era comunque un seno grosso, quindi il peso lo trascinava ulteriormente giù. È stata una situazione frustrante anche nel rapporto di coppia, sia prima di sposarmi, sia con mio marito, che benché mi abbia sempre rassicurato con amore, non è mai riuscito a convincermi che il mio seno andava bene così com'era. Così com'era, per me significava accontentarmi, una cosa che mi faceva sentire sconfitta. Non in senso assoluto, naturalmente, ma riguardo a una parte del mio corpo che per ogni donna è molto importante, perché ha a che fare con la seduzione, la sensualità, la sessualità e, di conseguenza, la sicurezza di sé.
Non mi sentivo libera
C'erano anche tanti aspetti pratici non indifferenti: non poter indossare un vestito scollato, nemmeno sulla schiena, visto che era impensabile non indossare il reggiseno. Stessa cosa per il costume da bagno – e mi sentivo davvero ridicola in spiaggia con il reggipetto sotto… Avevo sempre accarezzato l'idea di andare da un chirurgo plastico, ma a vent'anni, appena uscita dal problema dell'obesità, vivevo ancora con i miei, che erano contrari. Poi, uscita da casa, avevo acquistato un appartamento mio e non potevo permettermi un intervento tanto costoso. Non nego che l'idea dell'anestesia generale e di un intervento all'apparenza lungo, complicato e lento nella ripresa, mi aveva spesso trattenuto. Così, rifarmi il seno era diventato un sogno nel cassetto da realizzare un giorno. Ma all'alba dei 45 anni, mi sono resa conto che quel giorno non era ancora arrivato. Cosa aspettavo?